Conflitto in Medio-Oriente: gli ebrei tra emancipazione e assimilazione. ll cammino verso la nascita del movimento sionista in Europa orientale.

Conflitto in Medio-Oriente: gli ebrei tra emancipazione e assimilazione. ll cammino verso la nascita del movimento sionista in Europa orientale.

Quando l’Impero russo, il Regno di Prussia e la Monarchia asburgica spartiscono la Polonia (1772,1773 e nel 1795), un elevato numero di ebrei viene a far parte dei loro territori. Le mire espansionistiche degli imperi mutano la situazione, tanto che nel XIX secolo il 75 % degli ebrei vive nell’Europa orientale e la maggior parte in Russia. Nel 1791 Caterina la Grande istituisce un “distretto d’insediamento ebraico”, che si estende a Nord fino al Mar Baltico e a Sud fino al Mar Nero e comprende gli attuali territori della Polonia, Lituania, Lettonia, Bielorussia e Ucraina. In quest’area gli ebrei vivono in shetlekh (villaggi), costantemente minacciati dalla periodiche violenze da parte dei sudditi non ebrei, mantengono una propria lingua: l’yiddish una commistione di ebraico, tedesco con richiami allo slavo e al francese antico. Il progetto è quello di una loro esclusione fino alla completa “assimilazione” (conversione), ossia integrazione come singoli cittadini nell’Impero. Questa politica comporta da un lato la perdita da parte delle comunità ebree delle proprie istituzioni dirigenziali e l’allontanamento dalle proprie tradizioni, dall’altro non si realizzò mai. Il forte antisemitismo (si pensi ai Protocolli dei Savi di Sion 1903/1905), rende impossibile la fusione degli ebrei nel resto della società non ebraica, rafforzando in essi un senso di alterità e l’idea che non fosse la fede a determinarla, ma la propria Storia e cultura comuni.

Spot Area

La trama del percorso storico che determina la nascita del nazionalismo sionista muove all’interno dei profondi cambiamenti politici, sociali ed economici che interessano l’Europa occidentale ed orientale nel corso del XVIII e XIX secolo. La congiuntura economica con la depressione internazionale conclusasi nel 1896 e il costante antisemitismo culminato nei pogrom del 1882, spingono gli ebrei a spostarsi nelle città inserendosi nelle attività commerciali, industriali e nelle libere professioni, ma anche ad emigrare scegliendo come meta non la Palestina, ma gli Stati Uniti. Immigrazione dall’Europa a cui l’America nel 1921 pone delle limitazioni. Nonostante il richiamo alla Terra d’Israele fosse forte, in America gli ebrei avevano la speranza di poter vivere liberamente.

Spostandosi nelle città gli ebrei vengono a costituire una sorta di classe media senza reale funzione sociale o politica, ma aperta alle sollecitazioni dei nascenti movimenti nazionalisti, sindacali e socialisti. Quest’apertura è comprensibile solo se si tiene presente che la politica di russificazione promuove l’istituzione nel distretto di scuole laiche in lingua russa, con insegnanti perlopiù non ebrei e ciò rende possibile l’accoglienza da parte degli ebrei dei movimenti ideali provenienti dall’Europa occidentale. A preparare il terreno per questa ricezione è l’antesignano dei movimenti ideologici nati a metà dell’Ottocento; l’Haskalah, l’illuminismo ebraico, sorto in Germania dopo la seconda metà del Settecento e promosso da Moses Mendelssonhn, vicino al “nostro” Lessing. I suoi promotori, i maskilim, sostenevano la conoscenza dell’ebraico biblico per un approccio critico ai testi sacri al fine di smorzare l’oppressione della vita culturale da parte dei rabbini tradizionalisti, ma anche per non perdere la propria identità culturale ebraica di fronte alle politiche di assimilazione ed emancipazione.

Come l’Illuminismo europeo l’Haskalah promosse il primato della razionalità e della scienza sulla fede e la tradizione, interpretando la Storia in termini di progresso e processo razionale e temporalmente lineare, facente capo a principi generalizzabili in cui le entità singole, come le nazioni, permangono nelle loro caratteristiche fondanti nel corso del tempo. Tutti questi fattori politici, culturali e di congiuntura economica alimentano e rendono possibile la nascita di un nazionalismo ebreo, chi raccogli le fila di questa possibilità è Theodor Herzl (1860-1904), non certo il solo sionista, ma certamente il più dotato di capacità organizzative.

Se ti è piaciuto condividi l'articolo!

 

Nessun commento

Aggiungi il tuo commento