Conflitto Israele-Palestina: l’incomprensibile presente di fronte a cent’anni di guerra. Introduzione: l’intrinseco sentimento da cui muove il mio pensiero.

Conflitto Israele-Palestina: l’incomprensibile presente di fronte a cent’anni di guerra. Introduzione: l’intrinseco sentimento da cui muove il mio pensiero.

L’incomprensibile è tale perché quello che sta accadendo in queste settimane in Medio Oriente sfugge alla ragionevolezza umana là dove ancora permangono scintille di “solidarietà assoluta” ossia quello che Karl Jaspers definisce come il comune sentire che unisce gli uomini, prima delle loro convenzioni morali, giuridiche e politiche.

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Si tratta di un sentimento forte e profondo, una “solidarietà incondizionata” :” Ciò che costituisce l’essenza della nostra natura è quell’impulso incondizionato esistente tra uomini, per cui, dove vengono inflitte delle atrocità a uno o a un altro, o dove si tratta di dividere delle condizioni materiali di vita, si vuole o che si viva insieme o non si viva affatto”. ( Karl Jaspers, “La questione della colpa. Sulla responsabilità politica della Germania, ed. Raffaello Cortina, 1996, pag. 22, 23). Jaspers definisce la mancanza di tale solidarietà “colpa metafisica” e anche se il contesto in cui elabora il suo pensiero è quello della Germania del 1945, il significato non cambia.

Nell’impossibilità di stabilire un perché, in quanto il rischio sarebbe quello di giustificare l’ingiustificabile, è doveroso ricercare un come e ripararlo da giudizi affrettati e prese di posizione totalizzanti, rifugiando il proprio pensiero in un contesto acritico e storico.

Il presente è posto di fronte al passato perché è solo da questa posizione temporale che possiamo trattenere un frammento di speranza, di reale possibilità di riscatto dell’essere umano e modificare ciò che si pone come l’ineludibile ed ineluttabile corso degli eventi, che scatenati dal passato corrono inarrestabilmente verso il futuro, scardinando ogni possibilità di comprensione e perdendo in questa folle corsa pezzi di significato.

Merita a tal proposito ricordare quanto scrive Walter Benjamin: ” C’è un quadro di Klee che s’intitola “Angelus Novus”. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo progresso, è questa tempesta.” ( Walter Benjamin, “Tesi di filosofia della Storia”, 9., Scritti filosofici, in “Angelus Novus. Saggi e frammenti”, Einaudi, 2014, pag. 80).

Frammenti di speranza lo sono le iniziative del professor Mohammed Dajani-Daoudi fondatore nel marzo del 2007 di “Al-Wasatia”, il primo movimento islamico moderato palestinese che sostiene una pace negoziata con lo Stato ebraico e cerca di promuovere la comprensione tra palestinesi e israeliani. Il termine è ripreso dal Sacro Corano per indicare “giustizia”, “moderazione”, “via di mezzo” e letteralmente significa centro o tra due probabilità.

http://www.wasatiamovement.com/

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